Apparato Digerente e Fiori di Bach
Scopri il Significato Psicosomatico delle Affezioni dell’Apparato Digerente

Descrizione generale di psicosomatica dell'apparato digerente
Il processo digestivo è simile a quello respiratorio: accettiamo ciò che ci viene dato dall’esterno. Come il cervello digerisce pensieri, immagini, stimoli e idee, così lo stomaco trasforma la materia alimentare in nutrimento.
Il detto popolare “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” è fondamentale: l’alimentazione di una persona ci rivela alcuni aspetti del suo carattere e alcuni suoi bisogni: il bisogno insoddisfatto d’amore si manifesta, tendenzialmente, con fame di dolci; i tipi intellettuali hanno invece voglia di salato; i tipi conservatori e tradizionalisti gradiscono cibi che contengono acido tannico, come tè forte o prodotti affumicati. I curiosi e quelli sempre in cerca di nuovi stimoli, amano il piccante o il saporito e sperimentare nuovi gusti. Al contrario chi mangia leggero cerca generalmente emozioni forti e teme provocazioni e confronto.
Mordere e masticare sono azioni aggressive e, come tali, denotano la capacità di attaccare e prendere decisioni determinate e ferme.
In carcere e negli ex manicomi, le persone soffrono repentinamente, dopo qualche mese di detenzione, di carie, perdite di denti o ascessi improvvisi. Nell’istituzione totale, dove ogni forma di aggressività manifesta è causa di punizione o ulteriore aggravamento della pena, essa viene trasformata in patologia. Una buona dentatura è simbolo di vitalità, forza e capacità di affrontare le situazioni.
I disturbi della deglutizione denotano incapacità di inghiottire, spesso correlata alla non volontà di “mandar giù” qualcosa di sgradito nella vita. Se poi qualcosa resta sullo stomaco o causa nausea o vomito, ci dobbiamo domandare di cosa vogliamo liberarci, cosa vogliamo buttar fuori, lontano da noi. Il vomito è espressione palese di rifiuto e ribrezzo.
Lo stomaco accoglie il cibo e lo assorbe; denota la capacità di accettare, di essere aperti e disponibili. Sul piano metaforico significa sentire e accettare il proprio mondo emotivo, le sensazioni che gli altri ci generano.
Il succo gastrico è un ulteriore segno di aggressività, poiché decompone gli alimenti. Coloro che somatizzano la loro capacità di reagire, producono succhi gastrici in sovrabbondanza. Chi soffre di patologie gastriche si muove fra 2 estremi: non mostra mai aggressività o esplode in atti iperaggressivi.
Nessuna delle sue strategie lo aiuta a risolvere i problemi. Tendenzialmente è un soggetto che non ha fiducia nelle proprie capacità e regredisce spesso, come modalità difensiva, all’età infantile, la quale non conosce conflitti.
Il rapporto esistente tra psiche e sensazione gastrica ha trovato in Pavlov un rinomato sperimentatore. Le ulcere gastriche sono il simbolo dell’autosuggestione; i propri sentimenti vengono digeriti dal soggetto stesso, il quale si perfora lo stomaco. Il malato gastrico deve aumentare la propria consapevolezza emotiva e accettare il bisogno di protezione materna, di cure e amore spesso celate da un’apparenza orgogliosa e indipendente.
Nell’intestino tenue il cibo viene scisso nelle varie componenti e assimilato. Il soggetto che soffre di disturbi intestinali generalmente iperanalitico è ossessionato dai dettagli e ipercritico e soffre di paure esistenziali.
La diarrea per esempio, è manifestazione estrema di ansia e paura. La perdita di liquidi è indice di flessibilità.
Nell’intestino crasso al residuo viene sottratta l’acqua. Il disturbo più diffuso è la stitichezza. Già Freud legava l’atto dell’evacuazione alla capacità di dare: è esattamente questo il significato psicosomatico della stipsi, cioè l’incapacità di dare e di darsi, il voler trattenere ciò che si ha, che ci è stato dato o che fa parte del passato. Il soggetto è tendenzialmente ingeneroso, avaro, molto attaccato al mondo materiale. Inoltre, l’intestino crasso simboleggia l’inconscio e gli escrementi ne sono il contenuto. La stitichezza dunque, è anche legata alla non volontà di mostrare ciò che si ha dentro. I propri pensieri vengono tenuti dentro e inglobati nel proprio es-sere senza mai prendere distanza.
Il pancreas è responsabile della produzione di insulina che, se insufficiente, causa il diabete. Il diabetico non riesce ad assimilare zuccheri, metaforicamente le cose dolci della vita, l’amore e il piacere. Il desiderio di amore non viene soddisfatto e regna nell’individuo l’incapacità di compenetrare e farsi compenetrare da sentimenti forti e passionali.
Il fegato è l’organo centrale del ricambio e si preoccupa della disintossicazione. In esso le sostanze velenose vengono separate da quelle proficue; le patologie epatiche colpiscono soggetti che hanno problemi di valutazione, di distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male per se stessi; sono incapaci di decidere, scegliere tra ciò che è utile e ciò che è dannoso. Le malattie epatiche si sviluppano quando vi è l’esuberanza di una sostanza: troppo alcol, troppo grasso, ecc. Il soggetto che soffre di patologie epatiche, tendenzialmente è irregolare nelle abitudini, desidera fare grandi conquiste e persegue ideali troppo alti; non è particolarmente energico ed è dispersivo. Generalmente, sono soggetti che hanno un rapporto squilibrato con la fede, la religione e le tematiche filosofico-religiose.
La cistifellea raccoglie la bile prodotta dal fegato ed è da sempre simbolo di aggressività (ricordiamo il significato della bile nella tipologia ippocratica).
Sono soprattutto le donne che soffrono di calcoli biliari, mentre gli uomini di quelli renali. La formazione dei calcoli nel corpo è segno di energia repressa, aggressività pietrificata. I soggetti sofferenti di calcoli biliari si sentono prigionieri della struttura famigliare e sociale nella quale vivono, non si sentono realizzati, né liberi di perseguire i propri obiettivi.
(A cura della dottoressa psicosomatista A. Zanardi)
NOTA BENE: Questo testo è tratto dal libro Alternativamente “funzioniamo” così, Eremon Edizioni, è privato e protetto da © Copyright.
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