Infarto Cardiaco
Necrosi di tessuti causata dall’interruzione brusca della circolazione sanguigna. Preclusione di un’arteria: infarto significa “intasamento”, “otturazione”. Nel linguaggio psicosomatico rappresenta la paura del soggetto di una perdita importante: la ferita dell’anima fa soffrire il cuore; l’aggressività repressa distrugge il muscolo cardiaco. Il danno cardiaco non è riparabile anche se è superabile.
L’infarto rappresenta il capolinea di sofferenze prolungate e continuate. Causa primaria di questo disturbo è una radicatissima paura della perdita, che si trasforma in una depressione mascherata.
Il soggetto si sente insicuro, vulnerabile, dipendente, ma nega tali bisogni a se stesso e li reprime. Non raggiunge mai un senso di autonomia e controllo totale; è competitivo, iperattivo e ambizioso.
Perfezionista, cerca di evitare inutili conflitti e nasconde i propri difetti. Generalmente, tale soggetto ha sofferto per un trauma precoce durante la fase simbiotica con la madre; impara così a nascondere i propri sentimenti adeguandosi ciecamente alla madre, soffre di vergogne e odio quando fallisce nei suoi intenti. Cresce testardo e competitivo e va verso il padre, abbandonando la madre.
Inizia, in questo modo, un percorso di solitudine dove imparerà a negarsi qualsiasi debolezza e diventerà un “carro armato” nel quotidiano.
Generalmente, nel maschio, l’infarto insorge quando si sente abbandonato dal partner e migliora solo quando recupera un equilibrio affettivo.
Lo stato d’animo a cui si fa riferimento per un infartuato è rappresentato dall’essenza R. R., in relazione “all’arresto” che in questo caso è cardiaco; è come se il terrore provato alla notizia di una perdita importante avesse arrestato l’attività cardiaca procurando, appunto, l’infarto. C. è indicato per la “radicatissima paura della perdita affettiva” che, conseguentemente, si trasforma in depressione mascherata, per la quale è indicata A. La persona non solo si sente vulnerabile,
dipendente e influenzabile dalla presenza o assenza dell’altro (da cui dipende), ma non riconosce e nega tali realtà che, appunto, maschera. C. rappresenta lo stato d’animo del bisogno profondo di accettazione da parte delle figure più significative per lui e, per ottenere ciò, tenderà a reprimere qualunque sentimento considerato negativo, l’aggressività in primis. Col tempo tale atteggiamento
si può trasformare in competitività, ambizione e iperattività, come tentativo di compensazione verso le sue parti deboli. Quindi se pur interiormente rimane C., esternamente può attivare l’archetipo di un lavoratore instancabile, come O. Non possiamo comunque omettere la forte componente traumatica che è stata subita: prima a livello emotivo e relazionale con senso di abbandono e poi fisico con la “morte” di una parte del suo cuore. Ecco perché l’essenza di S. of B. può essere di giovamento a un infartuato. In ultimo si deve tenere presente l’essenza C. A. per due motivi: il senso di vergogna e scarsa accettazione di sé, oltre che per principio transpersonale dell’essenza idonea quando è presente un intasamento o un’ostruzione.
NOTA BENE: Questo testo è tratto dal libro Aleternativamente “funzioniamo” così, Eremon Edizioni, è privato e protetto da ©Copyright.
Leggete e condividete liberamente questo stralcio, avendo cura di non alterarla in nessuna sua parte, incluse le diciture iniziali e finali. E’ consentito inoltre trasmetterla solo gratuitamente a scopo informativo e non a scopo di lucro.