Cirrosi epatica

Nel linguaggio psicosomatico, richiama l’incapacità di metabolizzare la propria rabbia.
Ne soffrono persone alcolizzate, ma anche chi non ha mai toccato una goccia d’alcol.
Sono caratterizzati da furore e rabbia; come dice un detto popolare, “si mangiano il fegato”. Tendenzialmente, il soggetto che soffre di patologie epatiche, si è sentito trascurato nell’infanzia, messo da parte, dimenticato. Caratterizzato da un forte bisogno di legami e riferimenti, il soggetto non trova né riconoscimento, né appartenenza. Se ha fratelli e sorelle, ne è geloso o lo è stato; il detto popolare dice anche “giallo per la gelosia”. Il soggetto è dominato dalla sensazione di essere stato trascurato e che, per tenersi strette le persone, non deve farsi cogliere dalla rabbia. Dunque la soffoca dentro di sè. Anche nel corso della loro malattia, i pazienti di cirrosi epatica si sentono trascinati e senza nessuna attenzione. La gelosia e l’invidia che provano per il resto del mondo distorcono le percezioni e le relazioni con gli altri e ne limitano possibili azioni.

Lo stato d’animo a cui si fa riferimento per la cirrosi epatica è rappresentato dalle essenze H. e W. che riequilibrano la rabbia, l’invidia e la gelosia il primo, il rancore e il risentimento il secondo. Questi stati d’animo sono tendenzialmente manifesti, ma nel caso specifico vengono repressi per paura di rivivere un nuovo senso di abbandono. È tale e tanta l’energia negativa (la rabbia) non scaricata correttamente che si somatizza nel fegato. A. e C. P. possono aiutare a non implodere ulteriormente, permettendo così l’avvio del processo di guarigione dalla causa, portando la persona alla presa di coscienza delle proprie realtà latenti represse.

NOTA BENE: Questo testo è tratto dal libro Aleternativamente “funzioniamo” così, Eremon Edizioni, è privato e protetto da ©Copyright.
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