Angina Pectoris
Letteralmente “strettezza di cuore” o stenocardia; dolori periodici al petto, che si irradiano a tutta la parte alta sinistra, alle spalle, al braccio, sino al dito della mano sinistra. La causa è un’insufficiente irrorazione del miocardio; crisi dolorose brevi e intense con sudorazione e affanno.
Nel linguaggio psicosomatico rivela una ferita profonda e un dolore insopportabili.
La persona è fortemente compressa nelle sue emozioni e si è costruita intorno una fortezza. Il soggetto affetto da angina pectoris è un malato cardiaco che nella vita si è preso particolarmente “a cuore” qualcosa o qualcuno e per questo si è isolato,almeno psichicamente, dal resto. Ha lasciato indurire alcune sue parti, i suoi vasi cardiaci; è perciò distaccato, tiene contatti solo sporadici e possibilmente evita qualsiasi tipo di relazione, il che lo rende ancora più insicuro e malato. Solitamente proviene da situazioni cariche di difficoltà famigliari. È un soggetto che si è indurito
dentro, non riesce ad aprirsi o a dimostrarsi morbido. Ha interiorizzato molta aggressività
che, a volte, manifesta.
Spesso, chi soffre di angina pectoris è un collerico che non riesce però, nemmeno dopo gli sfoghi, a rilassarsi. Non sono in grado di avvicinare o di farsi avvicinare, non riescono nemmeno ad avere contatti con le proprie emozioni e non sono consapevoli dei propri malesseri affettivi. Solitamente le patologie cardiache insorgonodopo eventi famigliari traumatizzanti, per esempio la grave malattia o la perdita di un figlio, un divorzio, l’allontanamento o il matrimonio di un figlio, la vedovanza, un fallimento professionale, il pensionamento o il lutto per un amico molto vicino. È una ferita che genera abbandono e vuoto affettivo; il soggetto si sente colpito dritto al cuore. Reagisce come un bambino che viene maltrattato, abbandonato o a cui non si dà necessaria attenzione. Anche il modo di controllare il dolore è infantile: cerca di reprimerlo con la collera, la violenza. Tale violenza la rivolge verso se stesso pietrificandosi nel cuore. Resta prigioniero di sé, solo e senza amore consolatorio.
Con questo bisogno insoddisfatto di amore è perennemente alla ricerca di un partner con il quale riproduce i suoi fallimenti affettivi. Una trappola auto perpetuante.
Lo stato d’animo a cui si fa riferimento per l’angina pectoris è rappresentato dall’essenza Star of Bethlehem, in associazione al trauma, in questo caso una perdita affettiva importante, che avviene prima della comparsa del disturbo. Un trauma subìto e non risolto crea un blocco energetico che impedisce il regolare fluire dell’energia vitale che, in questo specifico caso, si concentra all’altezza del petto.
L’altra caratteristica è l’isolamento autoimposto, per il quale è indicata l’essenza W. V., che scinde e rimuove lo scambio affettivo, rispettando i confini altrui e facendo rispettare i propri. A lungo andare però la repressione della parte affettiva si può trasformare per difesa in una “stretta” al cuore. La repressione dei propri bisogni o della rabbia, corrisponde all’essenza floreale C. P.; la rabbia non incanalata nel modo più consono, ossia verso l’esterno, diventa una fonte di energia autodistruttiva e punitiva, riequilibrabile con P. La persona dovrebbe prender coscienza dei propri bisogni latenti che reprime con l’essenza C. B. e riequilibrare il senso di disperazione e di abbandono, legati al trauma, con l’essenza S. C.
NOTA BENE: Questo testo è tratto dal libro Aleternativamente “funzioniamo” così, Eremon Edizioni, è privato e protetto da ©Copyright.
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